La legge 68 compie 22 anni

Il lavoro non è solo remunerazione, è contesto, socializzazione, bene comune, vita attiva, indipendenza, formazione. Ed una buona occupazione passa da politiche attive ed inclusive delle
persone con disabilità.

A 22 anni dall’ approvazione della Legge n.68, occorre ripartire dal lavoro per la reale
inclusione delle persone con disabilità

In occasione dei 22 anni dall’approvazione della Legge n.68 del 1999, il Presidente della FISH
Vincenzo Falabella interviene “Il Covid-19 ha fatto precipitare moltissime persone in uno stato di
forte preoccupazione anche sotto il profilo lavorativo, timori ancora più forti tra le migliaia di
persone con disabilità. Sarà questa una prima sfida per il Governo Draghi per il rilancio del Paese
insieme al Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza, che al suo interno dedica un apposito capitolo
sulle politiche attive del lavoro con una allocazione di circa 7,5 miliardi. Risorse che dovranno
necessariamente coinvolgere anche la formazione e le politiche pubbliche”.

La pandemia ha causato oltre un milione di nuovi disoccupati, in particolare donne, giovani,persone con disabilità, lavoratori autonomi e residenti al Sud. E seppure emergano alcuni dati di timida ripresa a causa degli effetti del Jobs Act, le scoperture rispetto alla legge e alle assunzioni delle persone con disabilità sono ancora veramente troppe. Dati che dovrebbero far considerare prioritario l’emanazione delle Linee Guida per il collocamento mirato.

FISH, che da anni monitora la situazione, aveva già evidenziato nel 2020, durante il progetto Job Lab, che fra le persone con disabilità, un lavoratore su tre afferma di avere credenziali formative
superiori a quelle necessarie per svolgere il proprio lavoro. Occorre quindi riposizionare la vita
delle persone con disabilità al centro degli interventi di sostegno e supporto, per renderli più
inclusivi perché il lavoro e le possibilità di una vita indipendente ed autonoma sono due elementi di una stessa scommessa.

Continua Falabella “non ci si può limitare a tentare di trovare un punto di incontro amministrativo tra la domanda e l’offerta di lavoro delle persone con disabilità. Occorre costruire un progetto completo di inserimento lavorativo, che nasca dall’ eliminazione delle barriere presenti nel contesto lavorativo e che possa estendersi nell’ intero supporto alla persona e nello sviluppo della sua capacità di adattamento (capability)”.

Il lavoro non è solo remunerazione, è contesto, socializzazione, bene comune, vita attiva,
indipendenza, formazione. Ed una buona occupazione passa da politiche attive ed inclusive delle
persone con disabilità.

In tal senso la Federazione ribadisce la necessità di una emanazione delle tanto attese Linee Guida
Nazionali per il funzionamento dei servizi per l’inserimento lavorativo, con garanzia di livelli
essenziali di funzionamento sull’intero territorio nazionale e una piena valorizzazione del ruolo
delle associazioni di rappresentanza delle persone con disabilità.